Le accuse dei fascisti e dei nazisti al re di tradimento e di essere fuggito.

di Virginia Lalli

Premesso che ricorre un equivoco storico che fuorvia spesso i commenti. Le decisioni del re, in quanto monarchia costituzionale, venivano prese, secondo quanto previsto dallo Statuto Albertino, assieme al governo e al Parlamento e non in autonomia dal re secondo l’immaginario collettivo.

Fascisti: “Noi non saremo stati contrari né all’armistizio né alla resa ma al COME. Badoglio ed il re vili e traditori”.

Monarchici: “I primi a tradire l’Italia sono stati i nazisti. I nazisti hanno violato la clausola del Patto d’acciaio sulle “consultazioni” così da imporre all’Italia di entrare in guerra, non essendo preparati come avvertì tramite canali ufficiali, Mussolini. D’altronde Hitler diceva che i patti sono da rispettare finché servono (e non pacta sunt servanda). Avvisò di questa situazione Roma anche l’ambasciatore italiano a Berlino: Attolico dopo aver parlato con Ribbentropp, ministro degli esteri. Mussolini e Ciano poterono solo constatare la ferma convinzione di Hitler e Ribbentropp. Il 14 agosto Ciano scrive che Hitler aveva ingannato e mentito e che il Patto d’acciaio era
stato stipulato su premesse che i tedeschi stavano rinnegando e l’Italia avrebbe dovuto rompere il patto per giusta causa tuttavia Mussolini intese, dopo qualche tentativo di dissuasione, alla fine aderire per stare al tavolo dei vincitori o per evitare che Hitler una
volta vinta la guerra si volgesse contro l’Italia per punirla della sua neutralità. La contromisura alla possibile guerra generalizzata fu il patto di non aggressione Molotov – Ribbentrop con la Russia, affinchè le democrazie fossero indotte a non intervenire”.


Fascisti: “Il re doveva combattere da uomo a Roma. Era re doveva rischiare. Se moriva c’era Umberto”.

Monarchici: “La vendetta di Hitler e la morte del re sarebbe stata certa come accaduto a Mafalda. Ma cui prodest? Dopo la firma dell’armistizio del 3 settembre 1943, l’Italia era tenuta a seguire le direttive contenute nell’armistizio e i piani militari degli interlocutori angloamericani dell’armistizio come cobelligeranti (non ancora alleati. Ricordiamo che gli angloamericani pretendevano di valutare la condotta militare dell’Italia prima di conferire lo status di alleati). Non era possibile prendere decisioni autonome e non era proprio il caso. Ricordiamo che Eisenhower minacciò repressioni durissime per l’Italia se avesse tergiversato ancora nel rendere pubblico l’armistizio. Ovvero le iniziative proprie dell’Italia non dovevano intralciare i piani militari degli angloamericani. Umberto II nell’intervista rilasciata a Caracciolo è molto chiaro su questo punto: Roma era città aperta e combattere a Roma con il re avrebbe richiamato più forze militari straniere e sarebbe stata la distruzione totale. Badoglio, come narra nei suoi diari, cercò di spostare a Tivoli la battaglia. La condotta possibile e concreta in quel contesto drammatico e disgraziato, per salvare il salvabile s’intende, era tentare di riprendere le redini del governo a Brindisi (per svolgere compiti nell’interesse della popolazione inerenti l’abrogazione delle leggi razziali, per contenere epidemie, fame, possibili rivolte) da parte di interlocutori nazionali accreditati presso gli anglo-americani nonchè proseguire i piani di guerra insieme agli angloamericani contro i nazisti, i quali erano decisi a proseguire la guerra fino all’ultimo uomo (come scrissero anche gli americani nei volantini che lanciarono sull’Italia per convincere ad arrendersi). Umberto II, secondo le direttive anglo-americane, ha combattuto valorosamente a Montelungo. In un rapporto americano il generale Mark Klarc descrive il comportamento di Umberto segnalando che il principe italiano è pronto a morire in battaglia. Uno degli episodi più famosi di quel periodo riguarda la conquista di Montelungo sul fronte del Volturno, dove gli americani necessitano di un ufficiale italiano che sorvoli la zona per effettuare una ricognizione insieme a un loro pilota. Umberto si offre volontario, riuscendo a far valere la sua anzianità e per mezz’ora sorvola le postazioni tedesche che sparano sul velivolo senza sosta, prendendo nota di tutto, carri e nidi di mitragliatrici compresi. Tornato a terra Umberto, il generale Walker lo propone per la Silver Star che però non arriverà mai per la contrarietà della Casa Bianca”.


Fascisti: “L’ “arresto” di Mussolini il 25 luglio è stata un’ imboscata a tradimento. Tale comportamento del re suscitò anche la collera della regina Elena verso il marito che si era prestato a fare arrestare Mussolini in casa propria, violando i doveri di ospitalità”.

Monarchici: “Mussolini rischiava il linciaggio tanto è vero che venne fatto uscire in ambulanza per non destare sospetti . Il giorno successivo infatti il 26 luglio la popolazione esasperata dalle privazioni e dai dolori portati dalla guerra abbatteva con violenza i busti del duce e altre insegne fasciste”. Nelle clausole dell’armistizio era previsto e richiesto espressamente dagli angloamericani che Mussolini venisse destituito.


Fascisti: “Il re ha avallato l’ascesa di Mussolini per poi tradirlo”.

Monarchici: “Il re non ha avallato l’ascesa di Mussolini. Salandra propose a Mussolini di entrare nel suo governo ma Mussolini resistette, aspettando la resa del re e dei politici. Fu un assetto militare con autocarri, esercito, polizia e milizie fasciste dall’altra pronti per la rivoluzione fascista. Nella tarda mattinata del 29 ottobre il generale Cittadini chiama Mussolini al telefono per incaricarlo, a nome del re, di formare il governo. Era da scongiurare una guerra civile. Il resto è storia ma loro non potevano sapere quanto sappiamo noi oggi”.


Fascisti: “Il re non ha dato direttive all’esercito”.

Monarchici: “La guerra era nata già male e Mussolini ne era consapevole. Affidarsi ad Hitler nelle condizioni militari nelle quali si trovava l’Italia fu un azzardo. La lista di Mobildeno, la lettera (che Mussolini non inviò mai) per uscire dal conflitto qualora fosse diventato generalizzato sono tentativi maldestri di pararsi in un’eventualità che poteva diventare senza via d’uscita. Il patto Molotov – Ribentropp di non aggressione da parte della Russia che secondo le previsioni avrebbe convinto le democrazie a non partecipare alla guerra non ha scongiurato mali più gravi. Con l’armistizio nonostante l’OP44 tutti i nodi delle debolezze degli eserciti italiani al
banco di prova contro gli eserciti nazisti e angloamericani sono venuti al pettine”.
“Boiate?” “Ricostruzioni strampalate”?
Così è, se vi pare…


L’articolo non vuole avere la pretesa di pacificare le parti che ancora sono nettamente divise a causa degli eventi storici (questi riportati nell’articolo e quelli antecedenti) e di una coda avvelenata di quegli anni, ma vuole essere un contributo per un confronto più
sereno e oggettivo, scevro da risentimenti su fatti storici ormai lontani che hanno coinvolto così drammaticamente tutti gli italiani.
Hitler che osteggiò e screditò sempre i Savoia non ha fatto in tempo a vedere la loro disfatta ma ne sarebbe stato lieto.

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